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NO B, NO PARTY

B a Bonn, che poi e’ come C a Conn o D a Donn…

“Ho le palle. Sono figo. Gli Italiani mi amano. Faccio quel cazzo che mi pare ma ci sono sti cazzo di giudici comunisti messi da presidenti della repubblica comunisti ad abrogare le mie leggi perche’ sono comunisti. Ma che cazzo vogliono? Con la costituzione mi ci pulisco il culo, ho i voti e le fighe IO”   (esegesi Krugmaniana)

Nel frattempo O a Oslo:

 ”La guerra non e’ mai gloriosa, e non bisogna mai spacciarla come tale. La guerra e’ una premessa di tragedia umana”.

Ma ricordate, prima di O anche loro hanno avuto Mister B., per due mandati consecutivi…

* Piccolo segno di speranza per le generazioni future.

APPUNTI MINIMI.

Cosi’ vicini, cosi’ lontani:

Nel giorno in cui un uomo nero diventava il primo presidente di colore degli stati uniti, Il Caro Leader passava la notte nel lettone di Putin a spiegare a una escort le delizie del sesso e dell’arte – secondo quanto riferito dalla stessa e non smentito dal Caro Leader – sino a che, al mattino, qualcuno gli ricordava che era il caso di complimentarsi con l’abbronzato.

Nel giorno in cui il parlamento italiano votava incostituzionale un disegno di legge che avrebbe posto l’omofobia come aggravante di un delitto – con un testo farneticante che allego in calce – negli Stati Uniti passava alla commissione finanze la riforma sanitaria che garantira’ cure mediche a tutti i cittadini a prescindere dal reddito.

Questo succede tra le due sponde dell’atlantico e ci trovo motivi di grande ottimismo. Prima dell’abbronzato, infatti,  il presidente degli Uniti Stati era un figlio di papa’ texano a cui confronto il caro leader e’ il miglior caro leader degli ultimi 150 anni….

Insomma compagni minimi, non perdimao la speranza: tutto passa, prima o poi, la forza della democrazia ci ha regalato l’abbronzato dopo il texano. Si tratta solo di trovare un Obama di Cinisello Balsamo.

testo incostituzionalita’ aggravante omofobia: http://nuovo.camera.it/view/doc_viewer_full?url=http%3A//nuovo.camera.it/409%3FidSeduta%3D230%26Resoconto%3Dallegato_a.165800%23que_pre&back_to=http%3A//nuovo.camera.it/412%3FidSeduta%3D0230%26resoconto%3Dstenografico%26indice%3Dcronologico%26tit%3D00030%26fase%3D%23sed0230.stenografico.tit00030.sub00030

NOBEL A OBAMA SUL FILO DI LANA

++++ NOBEL PACE: OBAMA BATTE PER UN PUNTO BERLUSCONI, DECISIVO IL VOTO DI ROSI BINDI +++

 Sostieni anche tu il nostro Caro Leader

http://www.youtube.com/watch?v=z0r7bKilP3c 

LA PACE PUO’: siamo qui per te, coro unanime, un unica voce Silvio Sivlio Grande e’!

CERTEZZE

Ho poche certezze ma, almeno quelle, sono ben radicate:

1. I limoni ammuffiscono sempre nel frigo

2. La nutella e’ irresistibile

3. Obama e’ un fiko, Silvio e’ malato di fika.

4. Il mondo e’ pieno di coglioni.

5. La birra e’ buona se e’ fredda.

6. Il mio balcone e’ infestato da presenze sataniche che si divertono a uccidermi le piante, ma io non mi arrendo!

7. Un altro mondo e’ sempre possibile, anche se non va piu’ di moda dirlo

8. Sognare non costa niente e aiuta a vivere meglio.

9. Corri che ti passa

10. Baggio

‘RIVA OBAMA

Caro diario, mentre Obama arrivava in treno a Washington, mi sono commosso alla televisione ascoltando un cuoco di Cernobbio che cantava, stonando, in filippino per la sua innamorata moglie, filippina per l’appunto

Alla Corrida Pregadio manca tantissimo…

Pensa se Obama vivesse in Italia ed il viaggio in treno invece che Philadelfia-Washington fosse Cortona-Roma sui convogli dei pendolari.

 All’altezza di Orte le prime bestemmie del Presidente in pectore.  A Roma Tiburtina, stipato in un vagone iper-riscaldato, Obama conosce gia’ a memoria gli odori corporei dei vicini di posto e le stime sui minuti di ritardo accumulati. Arrivo a  Termini con  41 minuti di ritardo e la rinuncia all’incarico.

Milano:  domenica uggiosa di quelle in cui uscire di casa non ha proprio senso, almeno che tu non sia un milanese da cartolina diretto alle sfilate Moda uomo 2050.  L’esselugna di Viale Piave, unico esercizio commerciale aperto, registra il tutto esaurito.  Non manca nessuno, uno dei non-etero della palestra con il figlio, mamme con passeggini, trent’enni single che cercano gli ingredienti per la ricetta della mamma , coppie di giovini conviventi,  le solite Siure sole che fanno gran pena con la loro mono porzione di tortellini Rana.

 “Che palle con ‘sto Kaka’” sentenzia la signora Krugman. “non si vendono sempre sti calciatori? non li vendete anche voi al fantacalcio?”

UN TRAMONTO PER COMINCIARE

tramonto su viale forlanini

tramonto su viale forlanini

Un tramonto per cominciare la settimana. E’ di nuovo ufficio, di nuovo sveglia, ancora i quattro schermi, i colleghi, il caffe’ lungo, il cappotto corto, la vespa che sbuffa, i guanti – servono i guanti. I vestiti estivi congelano i coglioni. 

Guardo il tramonto su viale forlanini, e’ venerdi’ sera. Il sudore mi gela nella Kway, la signora Krugman mi chiama “buona vacanza” dico – ogni venerdi’ e’ una vacanza. Due settimane alla maratona e troppo da tribulare per pensarci: prima ci sono il mutuo per i denti e l’idraulico per la caladaia . Obama, quel pirla del Silvio …mi sembra tutto molto lontano. Ho freddo, devo ricominciare a correre prima di gelarmi. Arrivo Signora Krugman, andiamo a comprare un pezzo di vitello da fare al forno con le patate per iniziare il weekend ….

E invece e’ gia’ lunedi.

“LORO OBAMA, NOI ITALIA” – IL FORUM DI DiarioMinimo

LA VITTORIA DI OBAMA SCUOTE LE COSCIENZE ANCHE DELLA NOSTRA CAZZO DI GENERAZIONE DI APATICI, APOLITICI, CINICI, DROGATI, BESTEMMIATORI E ALCOLIZZATI.  RICEVIAMO UNA LETTERA STRUGGENTE DI UN MANAGER ITALIANO EMIGRATO PER AMORE. UNA LETTERA CHE SE NON FOSSIMO NOI, POTREBBE ANCHE CAMBIARE LE NOSTRE VITE. INVECE SIAMO NOI, RIMANIAMO DAVANTI AL PC, SCHIFATI DEL PEGGIO DEL NOSTRO PAESE A CUI ABBIAMO REGALATO LE CHIAVI DI PALAZZO CHIGI. RESTIAMO AGGRAPPATI AL NOSTRO CIRCOLO CHIUSO, ALLE CANZONI DI VINICIO, ALLE BATTUTE DI CROZZA, ALLE DENUNCE DELLA GABBANELLI, AL PANE FATTO IN CASA, AL VINO BIOLOGICO, ALLA SPESA AL MERCATO IL SABATO MATTINA, AI TEATRI NEGLI SCANTINATI, AGLI AMICI CHE SONO UNA FAMIGLIA, AI BLOG PER SOPRAVVIVERE NELLE ORE DI LAVORO. …

Chi ha voglia di rispondere al nostro lettore, e’ benvenuto

Non ti immagini come invidio gli Americani, non solo per Obama, ma anche per il vecchio John, uno con le palle d’acciaio e un senso dello Stato e dell’Onore che neanche un Crociato dell’Anno Domini 1000.

A proposito di McCain, probabilmente giá lo conosci, ma ti consiglio un pezzo scritto da David Foster Wallace, chiamato “Forza, Simba!”, che racconta la campagna elettorale di McCain durante le primarie repubblicane del 2000.

Come invidio gli Americani. Dopo 8 anni oscuri sono risorti grazie a un uomo che é stato capace di svegliare la generazione della PlayStation e della Xbox.

Un tizio nato alle Hawaii da padre africano e madre bianca come il latte.

L’archetipo dell’America dei Padri Fondatori.

Dopo un sonno di “solo” otto anni si sono risvegliati. Noi continuamo a dormire da decenni, continuiamo con l’interminabile lista dei vari andreotti, forlani, goria, craxi, berlusca, prodi, … La cosa piú avvilente é che non si vede luce in fondo al tunnel.

Forse ce lo meritiamo. Noi mica ce l’abbiamo l’attaccamento alla Patria che hanno loro, l’orgoglio di essere Americani. Per noi il massimo della vita é il cayenne e la villozza in costa smeralda, vedere l’inter o il milan o la juve che perdono (fa godere quasi di piú che vedere la tua squadra che vince, interessante no?).

E la colpa non é di silvio, silvio vince le elezioni perché rappresenta la nostra societá, l’uomo furbo di provincia che diventa miliardario, che fa il guascone con le fighe e ama il calcio, il settantenne che fa serata peggio di Bobo Vieri e il giorno dopo va a parlare con la Merkel e Sarkó del futuro dell’Europa.

É l’Italia che é una merda.

É avvilente, deprimente, angosciante sentire quello che dice il capogruppo del partito di maggioranza al senato. Teoricamente in Parlamento dovrebbero esserci

i Migliori di noi, quelli che sanno leggere gli eventi e cogliere gli indizi della Storia solo fiutando il vento. E invece questo (e non é il solo) parla con parole cosí intrise di idiozia, deficienza e miopia storica da farmi veni quasi voglia di fare la rivoluzione. Ma come si fa a dire certe bestialitá?

Cazzo, mica bisogna essere Henry Kissinger per capire que se un solo uomo, solamente grazie alle sue idee e a quello che rappresenta, é capace di mobilitare milioni di persone, non solo a casa sua, ma in tutto il mondo, cazzarola, dovrá pur avere qualcosa di speciale.

Mi rifiuto di pensare che il suddetto capogruppo abbia detto quello che ha detto solo perché Obama é negro. Cazzo, sarebbe troppo.

Ma nonostante tutto questo sono ottimista. So che stiamo vivendo dei mesi storici, un’epoca di una rilevanza forse superiore all’11 settembre. E quello di ieri é un segnale, é il segnale del cambiamento di rotta.

Sono gasato ed eccitato come una squinzia americana prima del Ballo del Prom.

I WISH WE COULD….

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Caro diario, ho guardato nel piccolo schermo del grande computer il discorso di Barack. Mi sono venuti i brividi, le lacrime agli occhi.  Ho piano insieme a centinaia di migliaia di donne e uomini. Poi sono andato dal dentista, ho scaldato una piadina, ho guidato la signora Krugman sino alla Cantantessa, ho bevuto due pinte, preso un po’ d’acqua in piazzale Maciachini, arrivato a casa con la vescica che scoppiava e bevuto una tisana. Questa mattina penso intensamente a Mara Carfagna, a Vespa e Mentana, a Carlo Rossella e Vittorio Feltri (la prima pagina di Libero di oggi e’ una roba straordinaria).

Ecco il discorso integrale di Obama:

Salve, Chicago.

Se c’è ancora qualcuno là fuori che ancora dubita che l’America sia un luogo in cui ogni cosa è possibile, che ancora si chiede se i sogni dei nostri Padri Fondatori siano ancora vivi ai giorni nostri, che ancora si interroga sulla reale potenza della nostra democrazia, stanotte ha trovato le sue risposte.

E’ la risposta che viene dalle code che si sono allungate intorno alle scuole e alle chiese, con numeri che questa nazione non aveva mai visto, formate da persone che hanno aspettato 3, 4 ore, molti per la prima volta nella loro vita, perchè hanno creduto che questa volta dovesse essere diversa, che la loro voce potesse fare la differenza.

E’ la risposta data da giovani e vecchi, ricchi e poveri, democratici e repubblicani, bianchi, neri, ispanici, asiatici, nativi americani, omosessuali, eterosessuali, disabili e non disabili, Americani che hanno lanciato un messaggio al mondo che dice che noi non siamo mai stati solo un insieme di stati blu e stati rossi ma che siamo e saremo sempre gli Stati Uniti d’America.

E’ la risposta di chi si è sentito dire per tantissimo tempo che bisognava essere cinici, spaventati e dubbiosi in merito a quanto avremmo potuto ottenere, e che hanno messo la loro impronta sul corso della storia, e che si sono mossi verso la speranza di avere giorni migliori.

E’ stata dura, ma stanotte, proprio grazie a ciò che abbiamo fatto in questo giono, in queste elezioni, in questo momento cruciale, il cambiamento è arrivato in America.

Poco fa ho ricevuto la straordinaria e gentile chiamata del Senatore John McCain.

Il sen. McCain ha combattuto a lungo e duramente durante questa campagna e ha combattuto ancor più a lungo e più duramente per la nazione che ama.

Ha affrontato sacrifici per l’America che molti di noi non possono nemmeno iniziare ad immaginare. Siamo diventati migliori anche grazi ai servizi resi da questo altruista e coraggioso leader.

Mi complimento con lui e con la governatrice Palin per tutto ciò che hanno ottenuto e guardo alla prospettiva di lavorare con loro per rinnovare le promesse fatte a questa nazione nei prossimi mesi.

Voglio ringraziare il mio compagno in questo viaggio, un uomo che ha fatto campagna con il cuore e che ha combattuto per gli uomini e le donne con cui è cresciuto. Il Vice Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.

Non sarei qui oggi senza l’instancabile supporto della mia migliore amica da 16 anni a questa parte, la roccia della nostra famiglia, l’amore della mia vita, la nuova first lady, Michelle Obama. Sacha e Maliya, vi amo entrambe più di quanto immaginate e vi siete meritate un nuovo cagnolino che verrà con noi alla Casa Bianca.

Sebbene non sia più con noi, so che mia nonna ci sta guardando insieme alla famiglia che mi ha reso quello che sono. Stanotte sento la loro mancanza e so che il mio debito nei loro confronti è smisurato. Mia sorella Mya, mia sorella Almond, tutti i miei fratelli e le mie sorelle, grazie mille per tutto il supporto che mi avete dato. Gli sono molto grato.

Un grazie va al manager della mia campagna elettorale, l’eroe silenzioso di questa campagna che l’ha resa la migliore di sempre; al mio consulente capo di strategia, che mi è stato accanto ad ogni passo.Grazie al miglior team mai messo insieme nella storia della politica, voi avete reso tutto ciò possibile e vi sarò grato per sempre per tutto ciò che avete sacrificato per arrivare fino a qui.

Ma soprattutto non dimenticherò mai a chi realmente appartiene questa vittoria. Appartiene a voi. Appartiene a voi. Non sono mai stato il candidato perfetto per questo incarico, sin dall’inizio, senza tanti soldi e con nessun supporto importante. La nostra campagna non si è tenuta nei salotti di Washington ma è iniziata nei cortili di DeMoines, nei soggiorni di Concorde e nei portici di Charleston, costruita da lavoratori e lavoratrici che hanno scavato nei loro risparmi per trovare 5, 10, 20 dollari da devolvere alla causa.

E’ cresciuta forte fra i giovani che rifiutavano il mito che vorrebbe descrivere la loro generazione come una generazione apatica e che hanno lasciato le loro famiglie per lavori che offrono pochi soldi e ancora meno riposo.

E’ cresciuta forte grazie agli anziani, che hanno affrontato il freddo pungente e il caldo assoluto per bussare alle porte di perfetti sconosciuti e grazie ai milioni di Americani che hanno contribuito come volontari e hanno organizzato tutto dimostrando che oltre 200 anni dopo la nostra fondazione un governo che nasce e cresce dal popolo non è un’illusione irrealizzabile.

Questa è la vostra vittoria!

So che non lo avete fatto solo per vincere un’elezione e so che non l’avete fatto per me.

Lo avete fatto perchè avete compreso l’enormità della prova che ci troviamo ad affrontare.

Anche se siamo qui a festeggiare, oggi, conosciamo già le sfide che si presenteranno domani e sappiamo che sono le più importanti della nostra vita.

Due guerre, un pianeta in crisi, la peggior crisi finanziaria del secolo.

Anche se siamo qui a festeggiare, oggi, sappiamo che ci sono americani coraggiosi che si stanno svegliando, adesso, nel deserto dell’Iraq, nelle montagne dell’Afghanistan e rischiano la loro vita per noi.

Le madri e i padri che, una volta messi a letto i bambini, si raccapezzano per capire come fare a pagare il mutuo, o le spese mediche., o per risparmiare abbastanza per garantire l’educazione ai loro figli.

Bisogna reperire nuova energia, creare nuovi posti di lavoro, costruire nuove scuole.

La strada difronte a noi è lunga e ripida, potremmo non raggiungere l’obiettivo in un anno o forse nemmeno in un mandato ma, America, non sono mai stato tanto speranzoso come oggi.

Vi prometto che noi come popolo, ce la faremo.

Ci saranno ostacoli, ci saranno false partenze e molti potranno non concordare con molte delle decisioni che prenderò da Presidente, e sappiamo che il Governo non può risolvere ogni problema ma sarò sempre onesto con voi sulle sfide che affronteremo.

Vi ascolterò, specialmente quando non saremo d’accordo e vi chiederò di unirvi a me nell’opera di ricostruzione di questa nazione nell’unico modo in cui è stato fatto da 220 anni a questa parte: quartiere per quartiere, mattone per mattone.

Ciò che è iniziato 21 mesi fa nel pieno dell’nverno non può finire in questa sera d’autunno.

Questa vittoria da sola non rappresenta il cambiamento di cui abbiamo bisogno, è solo la possibilità che abbiamo per creare quel cambiamento ma ciò non avverrà se torneremo indietro allo stato in cui erano prima le cose. Non può avvenire senza di voi, senza un nuovo spirito di servizio, senza un nuovo spirito di sacrificio.

Costruiamo quindi un nuovo spirito fatto di patriottismo, di responsabilità in cui ognuno di noi risolve un piccolo tassello del problema e lavora duro, e non si preoccupa solo di se stesso ma anche degli altri.

Indirizziamo questo nuovo spirito ai responsabili di questa crisi finanziaria affinchè sia chiaro che non possiamo avere una strada (Wall Street) che si gonfia mentre la strada principale della città muore (nel senso di centro del commercio, NdS).

In questo paese noi cadiamo e ci rialziamo come una sola nazione, come un unico popolo.

Dobbiamo resistere alla tentazione di cadere di nuovo sui vecchi passi sbagliati, sull’immaturità che ha avvelenato la nostra politica per così tanti anni.

Dobbiamo ricordare che fu un uomo di questo Stato che per primo issò la bandiera del Partito Repubblicano sulla Casa Bianca, un partito fondato sui valori della libertà individuale, dell’autonomia e dell’unità nazionale. Valori che noi tutti condividiamo e sebbene il Partito Democratico abbia ottenuto una grande vittoria oggi noi ci presentiamo con umiltà e con la volontà di ricucire le divisioni che hanno rallentato il nostro progresso.

Lincoln disse ad una nazione molto più divisa della nostra:

“Non siamo nemici ma amici. La passione che ci anima non potrà spezzare l’affetto che ci unisce.”

A tutti gli Americani che non mi hanno supportato dico che potrò non aver avuto il vostro voto oggi ma ascolterò le vostre voci. Ho bisogno del vostro aiuto e sarò anche il vostro Presidente.

A tutti coloro che ci guardano stanotte dall’estero, da Parlamenti e Palazzi stranieri, a tutti coloro che ci ascoltano per radio da qualche sperduto angolo del mondo io dico che le nostre storie sono diverse ma il nostro destino è uno e una nuova alba nella leadership Americana sta sorgendo.

A coloro che vogliono distruggere il mondo dico che li sconfiggeremo. A coloro che cercano la pace e la sicurezza dico che li aiuteremo. E a tutti coloro che si chiedono se la fiamma dell’America brucia ancora io rispondo che la forza di questa nazione non arriva dal livello della nostra potenza o della nsotra sanità ma arriva dal potere dei nostri ideali.

Democrazia, libertà, opportunità e un’instancabile speranza.

La vera genialità dell’America sta nella capacità che ha di cambiare.

La nostra unione può essere perfezionata e ciò che abbiamo già ottenuto ci dà forza e speranza per ciò che dobbiamo e possiamo ottenere domani.

Quest’elezione ha tanti record e molte storie in merito verrano raccontate alle prossime generazioni.

Ciò che è nella mia mente oggi è una donna che ha votato ad Atlanta. E’ simile ai tanti che hanno atteso in fila per far sentire la propria voce eccetto per una cosa: Ann Nixon Cooper ha 106 anni.

E’ nata una sola generazione dopo la schiavitù, in un tempo in cui non c’erano auto per le strade nè aerei nei cieli, in un tempo in cui una persona come lei non poteva votare per ben due ragioni: perchè è una donna e per via del colore della sua pelle.

Stanotte penso a tutto ciò che lei ha visto durante questo secolo Americano. I giorni difficili e la speranza, la fatica e il progresso, i tempi in cui ci veniva detto “Non potete” (You can’t) e il tempo in cui una parte dell’America rispose “Possiamo” (Yes, We can).

In un tempo in cui la voce delle donne era zittita e le loro speranze ignorate, lei ha vissuto abbastanza per vedere le donne alzarsi e reclamare i loro diritti, fino a raggiungere le urne e dire “Noi possiamo”.

Quando c’era sconforto e la depressione si spandeva nella nazione, lei ha visto l’America rialzarsi sulle proprie gambe con nuovi obiettivi, nuovo lavoro, un nuovo senso di intento comune. “Noi possiamo”

Quando le bombe sono cadute sui nostri porti e il terrore ci ha attanagliati lei era li ad osservare una generazione cresciuta per salvare la democrazia. “Noi possiamo”

Era li durante le rivolte di Montgomery, gli scontri di Birmingham, le impiccagioni di Selma e era li difronte ad un pastore di Atlanta che disse <<We shall overcome>> (noi ce la faremo). “Noi possiamo”

Un uomo è arrivato sulla luna, un muro è caduto a Berlino, un mondo intero è stato avvicinato dalla scienza e dall’immaginazione e quest’anno, in queste elezioni, lei ha avvicinato il dito ad uno schermo e ha votato. Perchè dopo 106 anni in America, attraverso i tempi belli e i momenti peggiori, sa come l’America può cambiare.

Yes we can.

America, siamo arrivati molto lontano, abbiamo visto così tanto, ma c’è molto altro ancora da fare.

Quindi stanotte chiediamoci:

Se i nostri figli vivranno fino a vedere il nuovo secolo, se le mie figlie saranno così fortunate da poter vivere quanto Ann Nixon Cooper, quali cambiamenti vedranno? Quali progressi avremo compiuto?

Questa è la nostra occasione per dare delle risposte. Questo è il nostro momento. Questo è il nostro tempo.

E’ il momento di riportare la nostra gente al lavoro, di creare opportunità per i nostri figli. Il momento di ricreare la prosperità e di promuovere la causa della pace. Per ricreare il sogno americano e riconfermare la verità che tutti insieme siamo una cosa sola, che respiriamo e speriamo e che risponderemo a coloro che con cinismo e dubbio ci dicono che non ce la faremo con un unica voce che racchiude lo spirito del nostro popolo:

YES WE CAN.

Grazie, che Dio vi benedica e che benedica gli Stati Uniti d’America.

OBAMA PRESIDENTE

YES, THEY CAN

AND NOW STOP THE RAIN

PRIORITA’

Il futuro del dente numero 37 lo preoccupa piu’ di quello degli Stati Uniti d’America.

Il decesso di praticamente tutte le piante su entrambi i balconi lo demoralizza piu’ della composizione del governo italiano.

Il passo al chilometro nella prossima Maratona di Milano lo tiene piu’ occupato del tasso di rallentamento dell’economia italia.

Emilio Krugman capisce di essere un uomo di merda ma non riesce a modificare le sue priorita’.