OCEAN ATLANTIQUE


OCEAN ATLANTIQUE

Allungo le gambe fino alla parete divisioria che mi separa dalla business class, e solo adesso, a 38 anni, mi rendo conto di quanto siano corte.
Vengo respinto per la terza volta, in meno di un’ora, da una arcigna assistente di volo tenacemente impegnata nell’impedire che i passeggeri della classe economica, puranche premium, usino la ritirata della business.
Caracollo fino ai cessi dell’economica, cercando di non incrociare gli occhi di quell collega francese che non ho proprio voglia di salutare…
“Carissimoooooo…”
Ritorno stordito al mio posto, 11A.
Mi sento moralmente obbligato a mangiare tutto il cibo che trovo sul vassoio, incluso un molleau di cioccolato che mi stomaca gia’ al primo morso, ma io vado in fondo, sempre.
Chiudo gli occhi e forse sogno, vago tra i capelli scompigliati della piccola K. e gli occhi furbi di sua madre mentre l’airbus fa una sosta in una aerostazione nuova di zecca, sospesa sopra la stratosfera, tra i due oceani, per una sosta pipi’ all’autogrill, che ne ha ottenuto la concessione per 25 anni.
Mi sveglio.
Indosso la mascherina, mi tolgo la mascherina, leggo due pagine scritte bene da Giordano, cambio canale della filodiffusione francese, un’anima in pena.
“Tu quanti anni mi dai…”
Mi fermo
Canale 6
“Chi sta soffrendo piu’ di me…”
La so:
“Al mondo siamo io e te…”
Umberto Tozzi, quando mancano tremila chilometri a destinazione, mi provoca un impeto improvviso e irrefrenabile di felicita’.
Vorrei chiamare Tuzu:
Sono con lui, in una Multipla, fuori il cielo e’ grigio.
Siamo in un autostrada svizzera, sopra un viadotto.
Guida Toni, dietro c’e’ il Pariolino di Porta Romana, il nano di riccione il bote, che ci sta raccontando il ruo romanzo criminale e forse il gigio.
Siamo stretti, dietro.
Ci lamentiamo della musica.
Siamo felici, veramente.
Tuzu ci regala Umberto Tozzi, possiede la discografia completa.
Io vorrei gli 8e3, “con un deca, non si puo’ andar via”.
Siamo diretti verso Parigi ad ammirare l’ennesima batosta degli azzurri allenati da uno grosso dell’emisfero sud, che crede ancora di poterci trasformare in potenti trequarti Maori.
Solo i francesi sanno allenare le nostre nazionali di rugby, con amore e disprezzo, e poi ci abbandonano mentre Bovolone da fuoco a una fundu’ burgugnon e all’intera brasserie sulla piazza di Sant’Etienne.
Mai contraddire una seconda linea di Mogliano.
La meta, come sempre, non e’ importante.
E’ il viaggio che conta:,
il caffe macchiato male dell’autogrill svizerro, la baguette di plastic e il Gigio che deve per forza non pagare qualcosa, e’ un suo obbligo morare, Abbastanza che ci porta sulla spiaggia di Riccione a inseguire nel cielo buio di novembre una strip teaser rumena, il pariolino che mi capisce perche’ sa che la vita e’ tutto un recuperare, mettere a disposizione e consolare il pilone destro.
E’ una vigna di champagne in cui non c’entriamo niente, e nessuno che sappia per davvero cosa sia successo a Verdun.
Umberto tozzi, un cd con la sua chioma rossa,
insieme a quello di Vasco, perche’ bisognava averlo per forza nel 1991 in terza liceo.
E’ una cinquecento nuova che passa per Ponzano a recuperare Zanier per andare a fare due ore di macchina di mischia sotto al diluvio, con Titta che ci guarda dall’alto con un certo disprezzo, e ha ragione.
Stiamo attraversando un turbolenza,
Ho bisogno di scriverlo.

2 risposte a “OCEAN ATLANTIQUE

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