FUGA ROMANTICA IN SALA GESSI


Sono le ore piu’ romantiche della nostra vacanza.
Ci nascondiamo – come amanti clandestini – da deliri familiari, caldo soffocante, code al panificio, tuttosport, braccioli, spritz, castelli di sabbia, venti vasche con gli occhialetti da picina, la coda per la playstation, tette nuove abbronzate, e asciugamani bianchi che ti marchiano a vita.

In fondo, nella sala d’aspetto deserta di fronte a radiologia 2, su sedie di plastica rossa attaccate in fila.

Lontano, dalle proteste rumorose dei brianzoli in vacanza con il borsello a tracolla, dalla vecchia con l’alzaimer che scambia una turista polacca per sua mamma, dallo sguardo preoccupato di una giovane morosa con in mano il casco sbertucciato ed una scarpa all-star del fidanzatino – che ci passa davanti in barella – dalla veneta gentile  che vorrebbe ammazzarli tutti i negri ubriachi che si fanno ingessare gratis.

Fuori un tratto di spiaggia deserta come qui non ne esistono piu’: neanche una fila di ombrelloni e lettini gialli stinti,  vecchie panzute col costume intero leopardato e giovini adolescenti con le mutande marchiate uomo sotto ai boxer a righe.

La spiaggia deserta di fronte all’ospedale sul mare – che suona molto giallo mondadori – funziona da centro di smistamento per la merce dei venditori senegalesi: occhiali da sole fosforescenti, borse francesi e braccialetti porta fortuna.

Dentro un medico fa bu-bu-settete ad una neonata che beve cocacola, al pronto soccorso cercano un interprete per un Tedesco con un oggetto estraneo nella cavita’ nasale.

Le do un bacio sulla guancia, come va? abbastanza bene ma sono scomoda

Finisco in piedi un romanzo che mi lascia qualcosa, la K. scrive un messaggio dal suo vecchio nokia senza copertura con la foto di un teletubby sul display

“Signora Krugman, Signora Krugman,”

ci chiamano dalla sala gessi,

“dai appoggiati, ti do una mano.”

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